Ecco un’altro modo di fare esperienze!!!
La vocazione. Itinerario di discernimento
I ragazzi, molti dei quali, circa la metà, erano alla loro prima esperienza a Bose, hanno condiviso con la comunità i momenti di preghiera, la lectio divina comunitaria del sabato sera, in cui è stato proposta una riflessione sul brano evangelico dei discepoli di Emmaus e numerosi momenti di incontro durante i pasti e i colloqui personali.
Fr. Enzo e Fr. Luciano hanno aiutato i ragazzi facendo emergere alcuni elementi essenziali del difficile percorso che porta ciascuno a compiere le scelte essenziali, a prendere in mano la sua vita e decidersi su quale scelta permette di essere se stessi nella verità. Nessun metodo, né schemi uguali per tutti, solo spunti di riflessione che poi ciascuno può applicare alla propria vita; entrambi hanno avviato la loro riflessione da due brani biblici uno contenuto nell’Antico Testamento e l’altro nel Nuovo. Fr. Enzo e’ ha scelto di cominciare dalla lettura e dal commento del brano che racconta la chiamata di Samuele, (1Sam 3,1-20) mentre fr. Luciano ha proposto ai ragazzi di commentare il racconto, presente in tutti e tre i vangeli sinottici, dell’uomo ricco che chiede di poter seguire Gesù.
Fr Enzo ha posto l’accento sulle due componenti essenziali sulle quali bisogna verificare ogni scelta: la libertà e l’amore. Tutti, non appena intraprendono un cammino, passano inevitabilmente attraverso la fase del malinteso, ed è a questo punto che è necessaria la conoscenza di sé, una discesa in profondità verso le proprie radici dove sono custodite le ragioni più oscure, meno razionali, che hanno portato alla scelta. Ma la vera maturità umana nella scelta si misura sulla libertà con cui la scelta viene compiuta e viene portata avanti e sulla capacità di amare a e di essere amati.
“C’è forse un uomo che desidera la vita, e vuole gustare giorni felici?” dice la regola di Benedetto citando il salmo 34. “E in cosa consiste una vita felice, cioè sensata – ha domandato fr. Enzo ai giovani – se non nell’amare e nell’essere amati, sia in una vita coniugata, in una storia d’amore, sia in una vita non coniugata, in una scelta di celibato?”. Bisogna imparare a diffidare della totalità: non si può amare tutti in astratto, ma qualcuno in concreto, la totalità non da mai la possibilità della passione che muove dall’interno verso ogni scelta.
Fr. Luciano ha posto invece l’accento sul punto da cui partire per poter cogliere e accogliere la propria vocazione, bisogna sapere e sentire che sempre siamo preceduti da qualcuno e qualcosa, che ciascuno di noi ha dei limiti, che la nostra vita è unica e che è necessario per farne un capolavoro dedicarsi alla conoscenza di sé, delle proprie fragilità e delle proprie zone d’ombra. Tutto ciò non può essere solo un esercizio razionale, ma è ben più efficace l’ascolto paziente delle proprie emozioni, chiedersi sempre il perché, ascoltare la propria intelligenza emotiva. Tutto ciò porta con il tempo a rispondere in maniera piena alla propria vocazione, che si è scoperta dentro di sé e all’abbattimento dell’io ideale. Il desiderio, la propria soggettività e il principio realtà sono le tre cose che ci guidano alla scoperta di cosa fare di noi stessi. Scoprire il proprio desiderio profondo è un lavoro che richiede pazienza, e ascolto di sé, ma è il solo che permette di perseverare in una scelta. Solo il desiderio da senso alla vita che ciascuno ha scelto nonostante le fatiche, le infelicità, i dolori che in ogni vita prima o poi arrivano. Ogni vocazione domanda la capacità di dire “io”, la sincerità di accettarsi in verità e il coraggio di compiere una scelta che sicuramente toglierà dal proprio orizzonte tante altre possibilità, proprio ciò che lascò l’uomo ricco immobile e triste, “poiché aveva molti beni”, dai quali non voleva separarsi. Solo questo aut aut rende ogni vita unica, ogni esistenza un duro mestiere di cui alla fine resteranno solo i frammenti in cui abbiamo amato in libertà, e abbiamo permesso a qualcuno di amarci.