Ci sono regali che si devono con- dividere che vuole dire comunicare e risuonare assieme. Il fratello Lorenzo Orsenigo mi invia la memori di Jacque Sevin sj il fondatore dello scautismo cattolico mondiale…. MERAVIGLIOSO da leggere e meditare.. tutti gli scout dovrebbero sapere, anche chi pensa di sapere tutto… io per primo.
Lettera del 19 dicembre 2018,
sant’Anastasio I, Papa
Carissimi Amici,
Negli anni Venti, i giovani che venivano a Chamarande, nell’Île-de-France, per formarsi alla responsabilità di capo o guida scout, rimanevano colpiti, appena arrivati al campo, dalla presenza di un prete che irradiava una luce straordinaria : un gesuita barbuto dagli occhi azzurri, che indossava una corta tonaca cachi. Il “Mestre de camp” – questo è il suo titolo – insegnava loro, certo, le materie “profane” come il taglio degli alberi e la costruzione di capanne, ma soprattutto li iniziava al combattimento spirituale e li guidava fino alla vita di intimità con il Sacro Cuore di Gesù. Chi era questo prete di cui non si poteva dimenticare il sorriso avvincente e lo sguardo profondo ?
Il 7 settembre 1882 nasce ad Amiens Jacques, figlio maggiore di Adolphe-Marie e di Louise Sevin. Adolphe Sevin, frequentatore abituale degli Esercizi di sant’Ignazio e cattolico molto coinvolto nel campo sociale, partecipa a numerosi congressi regionali cattolici a Lilla, dove interviene in particolare con una conferenza su “I metodi migliori di opposizione alla pornografia e alla licenziosità nelle strade”. In questa famiglia fervente, si prega e si prende sul serio la vita cristiana. Giacomo trascorre la sua prima infanzia a Dunkerque, grande porto francese sul Mare del Nord. Sogna di diventare marinaio, mentre il padre, uomo d’affari nel settore tessile, lo orienta verso il commercio ; ma Dio ha altri progetti su di lui. Nel 1888, i Sevin si stabiliscono a Tourcoing, città della periferia di Lilla, allora dedita al settore tessile. Nel 1892, Giacomo viene inviato al collegio dei gesuiti di Amiens, di cui suo padre è ex allievo. Tre anni dopo, perde il fratello Joseph. Questa prova gli spezza il cuore ma gli ispira questo grido eroico : « Per questa croce, mio Dio, grazie ! »
« Hai fatto bene »
Giacomo desidera partecipare al concorso della Scuola navale, ma suo padre gli chiede di rilevare l’attività commerciale familiare. Il giovane si consola dell’aridità dei suoi studi dedicandosi con passione alla poesia, che resterà per tutta la sua vita un bisogno fondamentale della sua anima. Nel 1900, supera l’esame di maturità e inizia un corso di laurea in inglese. Nel cuore delle crisi dell’adolescenza, Giacomo lascia che Gesù Cristo plasmi la sua anima e la fortifichi con la sua grazia per i combattimenti contro il peccato, contro la sensualità, e per una vita generosamente donata. Già nel 1895, è risuonata nel suo cuore la prima chiamata divina. Alcuni ritiri seguiti presso i gesuiti negli anni 1897, 1898 e 1900 lo inducono a definire la sua scelta : entrerà nella Compagnia di Gesù. Sacrifica generosamente il suo sogno di essere marinaio, per seguire la chiamata di Cristo ; scrive nella sua “elezione di stato di vita” le ragioni della sua scelta : « Per salvare la mia anima. Per salvare anime. Per avere una regola, dei superiori e la vita di comunità. Per non essere volgare. » Il 9 settembre 1900, dal noviziato di Saint-Acheul nei pressi di Amiens, dove si è recato, Giacomo informa i suoi genitori della propria decisione. Suo padre gli risponde : « Hai fatto bene a non dubitare di noi. Dio farà di noi quello che vorrà. Noi ci guardiamo dal volere che Egli non faccia di te quello che vuole. » Sua madre aggiunge con tenerezza : « Il pensiero che rifiutando il tuo progetto farei la tua infelicità, forse già fin da questo mondo, mi toglie il coraggio di farti opposizione. Sii quindi felice in questa via e lo sarò anch’io. »
Nel 1901, una legge che assoggetta le congregazioni religiose a un’autorizzazione dello Stato costringe i gesuiti ad andare in esilio ; il noviziato di Saint-Acheul si trasferisce ad Arlon in Belgio. Jacques rivedrà la Francia solo nel 1919. Mentre la sua devozione è un po’ rigida all’inizio del suo noviziato, egli ritrova ben presto la sua indole giocosa e la sua verve poetica, messa al servizio della pietà, specialmente mariana. Progredisce nel combattimento spirituale sotto la direzione di padre Louis Pouillier, la cui spiritualità è incentrata sul mistero dell’Incarnazione redentrice. Il 5 settembre 1902, Giacomo Sevin pronuncia i suoi primi voti e riceve un crocifisso che conserverà su di sé fino al giorno della sua morte. Avendo ricevuto l’ordine di proseguire il suo corso di laurea in inglese, mentre insegna questa lingua in diversi collegi di gesuiti, Giacomo attraversa un periodo difficile sul piano spirituale, ma dimostra i suoi talenti di educatore. Il 2 agosto 1914, viene ordinato sacerdote con altri trenta gesuiti. Ma scoppia la prima guerra mondiale : Giacomo si trova tagliato fuori dalla Francia dall’avanzata delle truppe tedesche. Costretto a rimanere in Belgio, verrà nominato nel 1916 al collegio di Mouscron, a due passi dalla frontiera francese chiusa dall’occupante ; non riesce nemmeno a vedere i suoi genitori che abitano a Tourcoing, a cinque chilometri di distanza. Nel febbraio del 1917, pronuncia i suoi voti definitivi.
Evitare ogni passo falso
Divenuto padre Sevin, egli inizia a realizzare un progetto originale : adattare alla gioventù cattolica il movimento dei “boy-scout” (giovani esploratori) fondato nel 1907 in Inghilterra da Robert Baden-Powell. Fin dal 1913, aveva ottenuto l’autorizzazione ad andare a studiare le realizzazioni dello scoutismo inglese al campo di Roehampton. Conquistato, da allora desiderava importare questo movimento in Belgio ; ma aveva dovuto tener conto delle forti riserve di molti sacerdoti, che criticavano la neutralità religiosa dello scoutismo inglese. Protestante, Baden-Powell aveva, in effetti, dato al suo movimento dei “boy-scout” un carattere interconfessionale ; un’opera di educazione cattolica non sembrava poter seguire questo modello. Padre Sevin scrive allora un libro in cui risponde a queste obiezioni sviluppando le sue idee sullo scoutismo, non senza chiedere il parere dei suoi superiori : vuole, infatti, « evitare ogni passo falso e avere pienamente la grazia dell’obbedienza ». L’8 febbraio 1918, il suo superiore approva il progetto e gli precisa che deve sforzarsi di « formare un gruppo profondamente cattolico ». In realtà, l’intenzione di padre Sevin è di utilizzare i metodi educativi fondamentalmente sani di Baden-Powell e di completarli in vista di una profonda formazione cattolica dei giovani. Il 13, si tiene a Mouscron l’incontro iniziale dei responsabili ; vengono emesse le prime promesse scout. Dopo la liberazione del Belgio, nel 1919, il movimento prende slancio e attraversa la frontiera ormai riaperta : nascono a Lilla gli “Scouts de France”, con diversi reparti di ragazzi.
Ben presto, i suoi superiori inviano padre Sevin a Parigi per lavorare a tempo pieno all’opera dello scoutismo. Egli si associa il canonico Cornette, un prete della parrocchia Saint-Honoré-d’Eylau, paralizzato a entrambe le braccia, ma pieno di ardore, ed Édouard de Macedo, un laico con il carisma di educatore. Durante un “jamboree” (raduno mondiale di scout) in Inghilterra, il Padre stringe legami con altre organizzazioni scout cattoliche esistenti in diversi paesi europei ; da questo nascerà l’Ufficio internazionale dello scoutismo cattolico. Nel 1921, il cardinale Dubois, arcivescovo di Parigi, approva la Fédération catholique des Scouts de France di cui padre Sevin è segretario generale. In questi primi anni, il 90% degli scout provengono da ambienti popolari, che gli oratori parrocchiali riuscivano molto difficilmente a raggiungere. Successivamente, il movimento conterà una maggioranza di giovani provenienti da ambienti più privilegiati, cosa di cui si rammaricherà sempre padre Sevin che desiderava andare prima di tutto nelle “periferie” : « I ragazzi che noi rivendichiamo come più specialmente nostri sono quelli che le opere esistenti non vogliono, o non vogliono più. »
Nel mese di novembre del 1921, padre Sevin viene nominato presso la residenza dei gesuiti di Lilla. L’opposizione di alcuni preti ostili allo scoutismo non è estranea a questa misura, che complica il suo compito allontanandolo da Parigi. Lo statuto del movimento conferisce, in effetti, un ruolo fondamentale ai capi reparto, che sono laici, mentre richiede ai cappellani di attenersi ordinariamente alle loro funzioni spirituali. Questa giusta indipendenza dei laici nelle cose temporali (come l’organizzazione di un campo) rientra in una concezione non comune agli inizi del XX secolo. Tuttavia, padre Sevin non perde mai di vista il fine ultimo dello scoutismo cattolico : condurre i giovani a una fervente vita di unione con Gesù Cristo, in vista della salvezza delle loro anime. Nel 1922, durante gli Esercizi di Sant’Ignazio che predica a trentadue responsabili scout, fa loro questa raccomandazione : « Con la preghiera e la generosità, andate fino al contatto intimo con Nostro Signore. » Nello stesso anno, viene pubblicato il primo numero della rivista “Le Chef”, destinata a tutti i capi e le capo guida scout (in effetti è stato fondato un ramo femminile : le Guide di Francia).
Il Vangelo studiato a fondo
Nel 1923, i proprietari del castello di Chamarande, 40 km a sud di Parigi, mettono permanentemente a disposizione degli Scout de France il vasto parco alberato di loro proprietà. A “Cham”, padre Sevin – che ha ricevuto da Baden-Powell elogio e incoraggiamenti – dirigerà personalmente per dieci anni innumerevoli campi di formazione per capo guida e capi scout ; toccherà così in profondità migliaia di capi. Dà a tutti come obiettivo la santità, e questa santità deve basarsi sul « Vangelo, letto, riletto, studiato a fondo ». Fin dall’inizio viene lanciata la costruzione di una vasta cappella dove, a partire dal 1929, ognuno può venire ad adorare Gesù presente nel tabernacolo. Il Padre celebra ogni giorno la Messa all’aperto, sotto un riparo. Partecipare alla Messa in un giorno feriale non è strettamente obbligatorio, ma nessuno avrebbe voluto mancarvi, a tal punto il modo di celebrare di padre Sevin impressiona ed edifica. I temi che affronta più volentieri durante i campi di formazione sono : lo spirito scout, scoutismo e religione, lo stato di grazia, la purezza, la fedeltà al dovere di stato, la prudenza, il significato e le lezioni della Croce, la vita di squadra, la fiducia, la verità, l’autorità, il disinteresse e soprattutto l’esempio, l’apertura alla bellezza della creazione, opera di Dio. Fortemente segnato dall’ideale cavalleresco, egli esclama : « L’epopea di cui andar più fieri è conquistare la propria anima e diventare un santo. »
Padre Sevin traduce in francese e adatta la legge scout di Baden-Powell facendola precedere da tre principi : 1) Lo scout è orgoglioso della sua fede e le sottomette tutta la sua vita. 2) Lo scout è figlio di Francia e buon cittadino. 3) Il dovere dello scout inizia a casa. Ispirandosi all’Ufficio divino, con il quale la Chiesa santifica le diverse ore del giorno, padre Sevin compone anche preghiere per i diversi momenti della giornata dello scout. Inoltre si devono a lui molti canti diventati classici : il Canto della Promessa, O Vergine di luce… Egli si serve di un’immagine frequente nella Bibbia (cfr. Gen 12, 9), dicendo che ogni uomo dovrà un giorno « levare la tenda » : questo momento prezioso della morte che fa entrare nell’eternità, padre Sevin vuole che sia preparato dalle tante piccole rinunce di cui è intessuta la giornata dello scout : ogni sacrificio, ogni “b.a.” (buona azione) è una piccola morte a se stessi che ci conduce verso la vita eterna.
Rivolgendosi a 4.000 scout d’Italia, il 4 settembre 1946, papa Pio XII diceva : « La vostra associazione ha per motto Estote parati : vale a dire, siate sempre pronti a fare il vostro dovere. Noi vorremmo dare a quelle parole un significato ancor più ampio e profondo : siate pronti ad ogni istante a compiere coscienziosamente la volontà di Dio e ad osservare i suoi comandamenti. Siate pronti soprattutto per il momento, a Dio solo noto, in cui il Signore vi chiamerà a rendere conto dei talenti a voi affidati. » Nella stessa prospettiva, il Concilio Vaticano insegna : « La vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene dei vari gruppi di cui l’uomo è membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere » (Dichiarazione sull’educazione cristiana).
Camminare contro corrente
La bandiera degli scout riproduce la croce di Gerusalemme, croce greca potenziata. I quattro “Tau” orientati verso i quattro punti cardinali simboleggiano l’universalità della Redenzione. Questa croce è caricata del giglio, simbolo della bussola che indica la buona direzione. San Giovanni Paolo II, rivolgendosi a un raduno di scout d’Europa a Viterbo, il 3 agosto 1994, precisava qual è la buona direzione : « In un mondo che addita facili piaceri e fallaci illusioni, bisogna saper camminare contro corrente, ispirandosi ai valori morali essenziali, i soli in grado di realizzare una vita armoniosa, prospera e serena. »
La forza trainante di padre Sevin deriva dalla conformità di tutte le sue azioni con le sue parole. Egli insegna del resto che non si deve chiedere nulla agli altri che non si abbia già noi stessi donato a Dio. Trasmette il fuoco interiore che lo abita : la preghiera, l’adorazione, il silenzio diventano per questi giovani capi le pietre angolari indispensabili di un edificio altrimenti esposto all’erosione dell’attivismo e del naturalismo. Oltre a essere fonte di molti altri benefici, i campi di Chamarande diventano vivai di vocazioni religiose e sacerdotali (più di quattrocento durante i primi dieci anni dalla fondazione). Eppure, il Mestre de Camp non vuole troppa serietà negli atteggiamenti : lo scoutismo rimane un gioco, e i giovani si santificheranno mentre si dedicano al gioco. Nei campi regna la gioia, anche nei giorni di pioggia o di grigiore. Lo sport vi occupa un posto importante, come è giusto che sia. « Lo sport è agonismo, gara per aggiudicarsi una corona, una coppa, un titolo, un primato. Ma nella fede cristiana sappiamo che vale di più la “corona incorruttibile”, la “vita eterna”, che si riceve da Dio come dono, ma che è anche il termine di una quotidiana conquista nell’esercizio delle virtù » (san Giovanni Paolo II, 12 aprile 1984).
Cappellano del IX reparto di Lilla, il Padre accompagna spesso i suoi ragazzi al centro eliomarino di Berck-Plage dove sono curati molti giovani gravemente ammalati. Nel 1927, vi fonda un gruppo di scout comprendente sessanta giovani malati o disabili. È lo “scoutismo di estensione”, che si svilupperà ovunque a vantaggio dei giovani la cui salute non consente lo scoutismo classico con le sue rudi attività all’aria aperta.
Piccolissima opera
Tuttavia, tra i dirigenti laici degli Scouts de France, non tutti apprezzano la personalità di padre Sevin. Gli si rimprovera di andare al di là del suo ruolo di prete e di trascinare il movimento verso il misticismo. In un altro senso, viene accusato di indifferentismo religioso a causa dei suoi rapporti con il protestante Baden-Powell. Denunciato al Sant’Uffizio, il Padre viene convocato a Roma nel 1925. Si giustifica senza difficoltà, e papa Pio XI gli esprime la sua fiducia e i suoi incoraggiamenti per il suo movimento. Di ritorno, il Padre deriva da questo segnale di avvertimento una lezione di umiltà : « Noi siamo una piccolissima opera nella Francia cattolica, e ancor più piccola nella Santa Chiesa. » E corregge nei suoi scritti certe espressioni non sufficientemente coerenti con la dottrina e la fede cattolica. Nonostante questo, opposizioni e contrasti continuano. Il 15 marzo 1933, padre Sevin si vede rimosso dai suoi incarichi di commissario per la formazione dei capi, di direttore della rivista “Le Chef” e di commissario internazionale, con la motivazione che occupa indebitamente funzioni riservate ai laici. In seguito, verrà allontanato da tutte le sue responsabilità presso gli Scouts de France, e infine anche da quella di cappellano del IX reparto di Lilla. In realtà, queste decisioni hanno origine da inimicizie e gelosie suscitate dell’irraggiamento della personalità del Padre. Questi soffre profondamente dell’amarezza di questo allontanamento definitivo, a cinquantun anni, dall’opera che aveva fondata. Fino al 1939, proseguirà a Lilla un ministero molto appartato, poi verrà inviato a Troyes per occupare, dal 1940 al 1946, l’incarico onorevole di superiore della residenza gesuita, che egli salverà dalla scomparsa nei tempi difficili dell’occupazione tedesca.
Addolorato da queste inimicizie che egli non comprende, e ferito dai comportamenti di persone su cui pensava di poter contare, padre Sevin sfoga in privato la propria sofferenza, ma si astiene da ogni recriminazione pubblica. Applica la raccomandazione che dava a tutti i capi durante i campi di Chamarande : « Bisogna accettare quello che ci accade, anche se si ha l’impressione di scadere agli occhi degli altri. » Perdona a coloro che l’hanno trattato ingiustamente e arriverà persino a riprendere con loro contatti amichevoli, spesso in occasione di una malattia o alla fine della loro vita.
Nel 1935, durante un ritiro da lui predicato, padre Sevin incontra Jacqueline Brière, una capo di lupetti con la quale fonda un circolo spirituale di ragazze. Da questo gruppo nascerà, nove anni dopo, una congregazione contemplativa e missionaria, la “Santa Croce di Gerusalemme”. Redattore dello statuto e padre spirituale, padre Sevin deve offrire a Dio nel 1950 un ultimo distacco : il suo Provinciale gli chiede, da parte del Padre Generale, di lasciare a un altro le sue funzioni di direttore e confessore della Santa Croce di Gerusalemme. Il giorno stesso, egli risponde : « Il reverendissimo Padre Generale può contare sulla mia obbedienza assoluta, senza mercanteggiare. Ho troppo tenuto a inculcare questo spirito nelle mie figlie per non cercare di darne l’esempio. » La congregazione della Santa Croce di Gerusalemme conta oggi sette case in diversi paesi. In occasione dell’apertura del processo di beatificazione di padre Sevin, padre Kolvenbach, allora Generale dei Gesuiti, dirà di lui : « Di fronte all’ingiunzione piuttosto inaspettata di cedere il proprio posto, il Padre accetterà di rientrare nell’ombra. Avvilito, certo, ma senza amarezza né risentimento, farà suo l’atteggiamento di san Giovanni Battista : Lui deve crescere ; io, invece, diminuire (Gv 3, 30). Ed è questo che costituisce la sua vera grandezza. »
A ogni costo
Ai giovani, padre Sevin insegna le promesse affidate dal Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria : « Le anime tiepide (che praticheranno questa devozione) diventeranno ferventi… riusciranno in tutte le loro imprese. » Il 16 giugno 1950, compone un ultimo atto di consacrazione che inizia così : « O amato Gesù, dal momento che voglio essere tuo, prendimi e rendimi santo a ogni costo, anche a dispetto di me stesso ; è impossibile, per la mia miseria, non è che un gioco per la tua misericordia ; perché se posso giustamente disperare di me stesso, so che non spererò mai troppo dalla tua potenza e dalla tua bontà. »
Cantore della Madonna, padre Sevin ha composto un gran numero di poesie, canti e meditazioni in onore di Maria. È alla protezione della Vergine Immacolata che affida la purezza degli scout la cui Legge ha come decimo articolo : « Lo Scout è puro di pensieri, parole e azioni. » E prega con queste parole Colei a cui i cristiani chiedono senza sosta la grazia di una buona morte :
« Ave Maria !
Quando verrà la mia ora
Abbi pietà di chi ti ha tanto pregata
E nel tuo amore fa’ che io muoia
Dicendo ancora Ave Maria ! »
A Suor Teresa del Bambino Gesù, che segnò così profondamente la sua spiritualità, padre Sevin si rivolgeva così in a una poesia del 1913 :
« Concedici, quando, stanchi per la strada percorsa,
Sentiremo solo più il peso della fatica,
“Piccola Santa”, con sì grande amore seguita,
La generosità di sorridere alla vita
Per avere la dolcezza di sorridere alla morte. »
Colpito da una bronchite nel febbraio 1951, padre Sevin trascorre i suoi ultimi mesi sulla terra a Boran‑sur-Oise in un priorato delle Suore della Santa Croce. S’indebolisce progressivamente e muore il 19 luglio dopo una lunga agonia durante la quale edifica chi lo circonda con la sua pace e il suo abbandono alla Provvidenza. Nei suoi ultimi istanti, stringe nelle mani il suo grande crocefisso di professione mormorando : « Mio compagno ! È il mio compagno ! » Il 10 maggio 2012, papa Benedetto XVI ha riconosciuto l’eroicità delle sue virtù, primo passo verso la beatificazione.
Padre Sevin aveva dato agli scout e alle guide la “Preghiera scout” attribuita a sant’Ignazio di Loyola, che ognuno può far sua :
« Signore Gesù,
Insegnaci a essere generosi, a servirti come meriti,
A dare senza contare, A combattere senza pensiero delle ferite,
A lavorare senza cercare riposo, A prodigarci senza aspettare altra ricompensa,
Che la coscienza di fare la tua Santa Volontà. »
Dom Antoine Marie osb