Come potevamo iniziare la settimana santa in forma? Ho usato proprio questa parola “in forma”
pronti all’ascolto,
pronti alla meditazione,
pronti alla domanda,
pronti alla lode,
pronti alla confessione.
Debbo confessarvi che le parole di Enzo mi hanno colpito, “noi siamo chiamati a diventare preghiera”. Allora vi devo confessare una cosa che è accaduta proprio l’altro giorno, sabato vigilia delle palme, appena finita la meditazione di ENZO, mi suonano e battono alla porta e aprendo una signora che non conosco molto spaventata, mi dice c’è una grossa emergenza nell’appartamento difronte, vado a vedere e vedo in soggiorno riverso a terra il prof. di filosofia G. con sua moglie gli stava praticando il massaggio cardiaco (cosi penso si dica) ho lasciato tutto il gruppo al fratello Giorgio Aresti, che era collegato, e mi sono messo a disposizione ho aiutato, per quanto potevo e sapevo fare, a praticare il massaggio cardiaco.
C’era a terra il telefono che era collegato con il medico del 118 che spiegava passo passo cosa fare, e noi seguivamo esattamente quello che ci diceva; quando finalmente sono arrivati i paramedici, la signora ha chiuso la telefonata è apparsa così l’immagine delle madonna di sfondo del cell, una icona della Madonna bizantina…… una bellissima icona. Da allora associo la salvezza del mio dirimpettaio G. alla protezione della madonna, vi sembrerà poco razionale, sciocco, privo di giustificazione teologica forse, ma quanto più in armonia con il creato, mi sento parte di esso, parte di un disegno più grande di me , da vivere giorno per giorno….è una consapevolezza che di rende sicuramente più fragile ma più vicino al cuore di Gesù….. penso che dite???
Ci vediamo domani 30 Marzo alle ore 20,30 con Enzo un amico fedele….. martedì 30 marzo 2021…
Se questo è un uomo
29 marzo 2021
di Enzo Bianchi
Siamo entrati nella settimana che i cristiani chiamano “santa” perché è la settimana che esprime la fede dei seguaci di Gesù, questo galileo che con le parole e la vita ha voluto raccontarci Dio e ci ha consegnato un messaggio umanissimo. In vari modi (riti, preghiere…) i cristiani fanno memoria soprattutto degli ultimi giorni di Gesù, della sua passione e morte, e affermano che l’amore vissuto da quest’uomo ha vinto la morte. Vorrei, se ne sarò capace, cercare di esprimere che significato può avere per tutti, anche per i non cristiani, questa memoria di eventi accaduti circa duemila anni fa…
Secondo il Quarto vangelo Pilato, il procuratore romano, durante il processo presenta Gesù torturato alla folla che ne vuole la morte con le parole: “Ecco l’uomo!”, un uomo debole e colpito con violenza dai soldati, un uomo deriso, disprezzato e sfigurato, quell’uomo che è sempre presente nella storia e che noi dobbiamo vedere nel povero, nell’oppresso, nella vittima del potere, in chi non conta nulla in questo mondo. Quello spettacolo della vigilia di Pasqua nel pretorio è lo spettacolo di cui noi siamo ancora spettatori nel nostro oggi. Non si tratta di nutrire visioni doloristiche, ma semplicemente di essere consapevoli che quella passione, quella vicenda di ingiustizia e di violenza mortifera continua anche oggi, e che ciascuno di noi deve dire: “Ecco l’uomo!”. Ecco l’umanità! E anche pensare: “Se questo è un uomo…”, in quella condizione disumana che vorremmo non vedere o vedere con rassegnazione. Questa è anche l’epifania di cosa significa essere nella disumanità, essere nel profondo dell’alienazione, essere uno scarto in questa corsa che il mondo fa senza interrogarsi sulla violenza, il sopruso, la guerra e l’ingiustizia di cui è capace. Nei secoli passati la cristianità, proprio per non assumersi la responsabilità della violenza da lei perpetrata sugli uomini, ha inventato il deicidio attribuendolo agli ebrei, impedendo così di vedere in quella di Gesù nient’altro che la passione di un innocente perseguitato.
Rileggere, meditare la passione di Gesù non ci porta a concludere che noi siamo al riparo dalla sofferenza, ma ci rivela che ci può essere una fiducia che non viene meno neanche in chi soffre, che ci può essere un vivere l’amore che si dà e che si riceve anche quando si è colpiti dalla potenza dell’odio, che si può nutrire la speranza anche nell’apparente fallimento. E dobbiamo riconoscere che anche altri umani, uomini e donne come Gesù, hanno saputo vivere così la loro “passione”. Sì, Gesù è stato condannato dal potere religioso innanzitutto perché liberava l’uomo da perverse immagini di Dio ed è stato ucciso dal potere imperiale totalitario perché “pericoloso” e, dobbiamo riconoscerlo, come tanti altri ancora oggi! Ma per tutte queste vittime della storia è nostro dovere fare memoria che sui cammini di sofferenza può risplendere la capacità dell’umanità di amare, di sperare, di perdonare per spezzare il cerchio infernale dell’odio e della violenza. Il racconto della passione di Gesù si conclude con le parole: “iniziavano a splendere le luci del sabato”, un nuovo giorno nella storia dell’umanità.
Auguri a tutti voi lettori: buona Pasqua!