Nessun profumo vale l'odore di quel fuoco

Con quale autorità fai queste cose?

Colgo l’occasione per coinvolgere anche chi non partecipa a questo appuntamento che è divenuto un momento importante per alcuni di noi che hanno potuto prendersi del tempo.

E’ mia intenzione favorire questo tempo straordinario con la riflessione giornaliera proposta dai monaci di Bose, come al solito se la cosa non vi interessa non arrabbiatevi, non seccatevi … cancellate la mail gettatela nel cestino…. Buona giornata Alberto  


Mc  11,27-33

27 Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani 28e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». 29Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. 30Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 31Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: «Dal cielo», risponderà: «Perché allora non gli avete creduto?». 32Diciamo dunque: «Dagli uomini»?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. 33Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Giovanni è colui che ha indicato il Cristo, l’Agnello di Dio e ha preparato a Lui la strada. Il legame tra Giovanni e Gesù è forte, intenso, legame tra antica e nuova alleanza. Gesù si fa discepolo di Giovanni, va da lui per ricevere il Battesimo, ma per Giovanni è chiaro di non essere il Messia che doveva venire: questi è Gesù, e allora Giovanni lo indica come Colui che va seguito. Giovanni è il precursore.

Per questo Gesù richiede che si riconosca l’autorità di Giovanni: chi non riconosce il Battista, non riconosce neanche Lui stesso. Gesù costringe i capi dei sacerdoti, gli scribi, gli anziani a prendere posizione, ad esprimersi, ma visto che sono mossi da logiche opportunistiche e che cercano il proprio interesse, non possono rispondere perché nessuna risposta è buona per i loro fini. Gesù non si rivela perché non è stata riconosciuta la qualità della presenza e del ministero di Giovanni.

Qui si instaura una dinamica tra Gesù e suoi interlocutori: li chiama a responsabilità e soggettività, li spinge a rivelarsi, ma questo non avviene perché non corrisponde ai loro interessi e non è per loro conveniente. Non è facile raggiungere la maturità e soggettività di chi sa dirsi in verità e riconosce anche la verità dell’altro, di chi sa prendere posizione e manifestare il proprio pensiero anche se questo può avere conseguenze nella propria vita e se a volte, nel confronto, deve accettare di cambiare il proprio modo di vedere.

Spesso noi non siamo mossi da opportunismo, ma più semplicemente da paura, da “blocchi” che sono dentro di noi. A volte pensiamo o sappiamo di non essere stati voluti o che era meglio che non fossimo neanche nati o ferite profonde alimentano dentro di noi il pensiero “tu non vali” e questo porta a nascondersi, a non esporsi né dirsi in verità. Questo atteggiamento lascia nel silenzio l’altro, si, gli resta solo il silenzio come strumento per metterci di fronte a noi stessi e obbligarci a fare verità dentro di noi.

“Prima di conoscerti ero un nulla che si credeva qualcuno. Oggi, sono qualcuno che sa di essere un nulla” (J. de Bourbon Busset). Il Signore ci ama, ci conosce fin dal grembo di nostra madre, l’incontro con Lui, l’ascolto della sua Parola, il suo amore preveniente possono essere balsamo e sostegno per sanare le nostre profondità ferite e per trovare quella libertà per essere noi stessi in verità e semplicità.

Il Signore ci doni il coraggio e la forza di essere noi stessi sempre, anche quando questo è esigente. Solo in questa libertà possiamo trovare in noi quella stabilità e quella pace che sono la sorgente del vero servizio, della capacità di metterci in relazione con l’altro non per dominarlo e per i nostri interessi, ma per servirlo ed essergli compagno nella vita.

Giovanni precede il Signore nella vita e nella morte e ci rivela con la sua vita essenziale che l’importante è lasciare aperta la strada al Signore che viene, Lui è il centro, Lui lo Sposo, Lui l’unico nostro Signore.

Sorella Roberta